la stanza da bagno
doveva essere perfetta
la prova definitiva
dell’architetto di valore
Tre romanzetti borghesi, come potete intuire, è una raccolta di tre brevi racconti. Di che parlano? Di borghesi direte… Esatto! Tre bellissimi racconti per smontare l’effimero mondo in cui si sono ben inseriti dei professionisti di Barcellona.
Respireremo il clima surreale della città dominata dai personaggi di Donoso, certamente vincenti per i canoni della società in cui vivono, ma che non superano l’esame dell’autore, che ci rivela la loro vera natura: vacue persone che non sanno riempire il vuoto di una vita di sola apparenza.
La lettura è veloce e piacevole, l’autore riesce a far sembrare normale lo stravagante mondo che ci illustra: l’ambiente in cui Donoso ci propone le stranezze dei protagonisti è tanto surreale da rendere tutto plausibile; gli eventi ci portano dalla Barcellona che crediamo di conoscere verso un mondo fantastico, dove emergono i tanti problemi della società; le contraddizioni che ci mostra Donoso sono profonde e la classe dirigente, che dovrebbe essere in grado di superarle, fallisce miseramente dimostrandosi nettamente inferiore alle attese.
E’ molto strano cercare di convincervi che queste novelitas è bene leggerle. E’ così ovvio che debbano essere lette; lasciate quel che state facendo e correte in biblioteca, subito! E se non sono stato convincente, ascoltatemi comunque e leggetele, con senso critico e la gran voglia di dirmi “ti sbagliavi”… se non mi darete ascolto vi lascerete scappare un libro davvero interessante.
Infatti, con facilità il lettore è portato a riflettere sulla felicità, o meglio su ciò che spesso pensiamo possa essere motivo di felicità; inoltre, senza pietà, l’autore cerca di animarci a cambiare gli stereotipi che ci inducono a vivere secondo schemi lontani dalla nostra natura. Lo stile è leggero, il clima fantastico in cui avvengono i fatti rafforza il potere del testo che assume valore di rivelazione.
Non è chiaro il motivo per cui ho abbellito l’articolo con queste opere? Se leggerete il secondo racconto, concorderete che la scelta ha qualche senso. Si tratta di opere che danno un tono all’articolo, forse non ho scelto l’ordine più appropriato; chissà, Millares all’inizio sarebbe stato meglio, ma qualcuno poi avrebbe potuto pensare che le opere erano state ordinate per data di realizzazione, ed io non vorrei proprio mi si confondesse con una persona che ordina le opere cronologicamente. E’ evidente che deve essere il senso estetico a dettar legge.
Ho letto le novelitas in spagnolo (edizione bilingue della Fahrenheit 451), provateci anche voi e, se non vi sentite in grado di affrontare un testo in lingua originale, rimediate con l’italiano. Purtroppo, non ho trovato altre edizioni in solo spagnolo o italiano; è un vero peccato che libri così interessanti siano quasi introvabili.
Avrei voluto chiedere a Ramon, che era innanzitutto un uomo di mondo, il perché di quella ossessione di Sylvia per Magdalena, in che cosa consistesse quella “affinità” tanto ostentata, a parte la perfetta sincronia nel cantare e ballare Chatanooga Choochoo. Ma non ebbi tempo di farlo perché Ramon balzò dalla sedia e seguì Sylvia, chiudendo dietro di sé la porta della terrazza e lasciandomi solo, vicino alla strana vita dei pezzi di carne che sfrigolavano sulla brace come unica compagnia.
Ramon insisteva sul fatto che in tutte le sue case, quale che fosse la somma preventivata, la stanza da bagno doveva essere perfetta, che la funzionalità dei bagni era, in ultima analisi, la prova definitiva dell’architetto di valore.
Sylvia guardò stranita suo figlio, senza capire come poteva aver dato alla luce un essere che parlava di quelle cose.
–Suppongo che finirò per portarlo a vedere la Sagrada Familia nei miei momenti di pausa. –Ma fallo andare con Ramon: ha tanto cattivo gusto che credo ammiri quella torta nuziale costruita da un pazzo…
–Che ti succede, figlio mio? –Niente. –Hai fumato marijuana? –No. –Neanche LSD? Bisogna stare più attenti con quella roba. –No. –Stavi… –Riposando… –Perché sei così stanco? –Ho camminato… –Facendo cosa? –Facendo una passeggiata. –Dove sei stato? –Un po’ dappertutto. Sylvia chiuse gli occhi. –Non ci capisco niente. –Non cercare di capire. –Se fosse marijuana… capirei, per lo meno avrei avuto un punto di riferimento. Ma… questo… E Sylvia si sciolse in lacrime.
(José, Donoso, Tre romanzetti borghesi, Fahrenheit 451, 2012, pp. 43, 49, 309, 321, 355)