Denis Johnson – Train Dreams

spesso sognava i treni

ci viaggiava sopra

sentiva l’odore del fumo di carbone

un mondo gli passava accanto

Si tratta di una storia onesta e piacevole, che probabilmente vi indurrà a correre di pagina in pagina, per scoprire come andrà a finire. Un uomo, Robert Grainer, e la sua vita faticosa. Una solitaria esistenza nei boschi.

Umberto Boccioni - Gli addii
Stati d’animo II. Gli addii, Umberto Boccioni, 1911, Olio su tela.

L’America è un immenso cantiere, e il sogno americano è ancora in divenire; la sfida è in pieno svolgimento. La natura è un ostacolo da superare a tutti i costi. Il progresso è dietro l’angolo.

Robert contribuisce alla creazione del sogno, ma non godrà di quel nuovo fantastico mondo. Dopo aver investito tutte le sue energie nel lavoro, necessario alle grandi opere che tanto lo affascinano, girando l’America di cantiere in cantiere, offrendo il suo corpo all’ingranaggio della crescita, l’unica cosa che otterrà sarà il logoramento del suo possente fisico. Costretto ad abbandonare la vita difficile del lavoratore itinerante, si ritirerà nella sua isolata proprietà, lontano da tutti.

Qui, nella foresta, scoprirà di sentirsi in pace con se stesso, e farà strani incontri … forse inspiegabili. In quest’assoluta solitudine, non si sentirà solo … almeno non più di quando, costretto a tornare tra la gente al villaggio, rientrerà in contatto con tante superflue figure insignificanti. E se qualcuno gli facesse notare di essere diventato un eremita, lui, stranito, risponderebbe di non sentirsi per nulla tale.

The Woodcutter - Winslow Homer
The Woodcutter, Winslow Homer, 1891, Acquerello

Questo romanzo è interessante perché non è soltanto una bella storia, scritta molto bene dall’autore che riesce a caratterizzare con gran realismo il mondo in cui vive il protagonista; leggendolo, potremo riflettere con un’ottica nuova sui temi del progresso, della civiltà che sta facendo passi da gigante… così da chiederci verso cosa stiamo correndo.

Sarà forse meglio riprendere a camminare, prender fiato, e ragionare sul percorso? O piuttosto lanciarsi verso il futuro, un futuro qualunque?

Grainer apprezzava quel lavoro, lo sforzo, la spossatezza inebriante, il profondo riposo alla fine della giornata.

The Woodcutter - Kazimir Malevič
Дровосек, Kazimir Severinovič Malevič, 1913, Olio su tela

Ora dormiva sonni tranquilli, e spesso sognava i treni, e un treno in particolare: ci viaggiava sopra; sentiva l’odore del fumo di carbone; un mondo gli passava accanto. E poi si ritrovava in piedi in mezzo a quel mondo, mentre il rumore del treno si affievoliva a poco a poco.

Ma doveva tenere una mano libera […] preferì buttare la Bibbia anziché i cioccolatini. Fu questa dimostrazione della sua indifferenza per Dio, il Padre di Tutti, che la portò alla rovina.

(Denis, Johnson, Train Dreams, Mondadori, 2013, pp. 18, 76, 78)

Denis Johnson - Train Dreams

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Charles Bukowski – Storie di ordinaria follia. Erezioni Eiaculazioni Esibizioni

Pazzia?

Certo

Cosa non è pazzia?

Non è pazzia la vita stessa?

if I had a book or a drink then I didn’t think too much of
other things − fools create their own
paradise
Charles Bukowski, The Last Night of the Earth Poems

“Storie di ordinaria follia” è una raccolta di racconti brevi (42, lunghezza media: 8 pagine). Temi ricorrenti: la mancanza di soldi, l’alcolismo, avventure sessuali più o meno probabili, corse di cavalli e relative scommesse; mix confuso di questi temi, e molto altro… Per dipingere senza nessuna censura la società americana.

‘Storie di ordinaria follia' di Marco Ferreri
Screenshot del film ‘Storie di ordinaria follia’ di Marco Ferreri

Annientando l’ipocrisia e il politically correct, il paladino dei loser americani vince chi lo definisce perdente; la vita di Bukowski è la dimostrazione che non si deve aver paura di essere se stessi. Chi è il perdente? Io, tu? Tutti o nessuno? L’America o Bukowski? Questo il dilemma cui potremmo dare una risposta.

Anche se questi racconti sono una lettura leggera, v’invitano a riflettere su com’è facile lasciarsi ingabbiare da una società che pretende di farci diventare qualcosa di diverso da quello che vorremmo. Poco importa il giudizio su cosa sia stato Bukowski… le sue parole scavano a fondo, non interessano un pubblico ristretto, i soli emarginati; ognuno dovrebbe conoscerlo: per imparare a osservare con occhi diversi il fascinoso mondo delle star, di Hollywood, del sogno americano, affinché un giorno qualcuno non si risvegli di soprassalto accorgendosi che è tutta una fregatura.

Sono certo di una cosa, anche se questa raccolta non vi piacerà, vi insegnerà qualche trucco per vincere ai cavalli. E si sa, a Bukowski, le corse rendevano un sacco di soldi.

Appuntamento al cinema: vi segnalo “Storie di ordinaria follia” di Marco Ferreri (1981), un interessante film che s’ispira a questa raccolta. Vi avverto che all’appello mancano tantissimi argomenti (la sceneggiatura si limita a sviluppare soltanto tre racconti della raccolta). Resta valida la regola: prima leggere il libro e poi guardare il film.


Cass era la più bella ragazza di tutta la città. […] era fuoco fluido in movimento. […] Agli uomini in genere Cass pareva una macchina da fottere […] Io l’incontrai al West End Bar poco dopo che era venuta via dal convento. […] Quella sera entrò là e, semplicemente, si venne a sedere vicino a me. Io ero forse l’uomo più brutto della città […] Non ci dicemmo niente di straordinario, mi sa, […] Cass aveva scelto me e questo era quanto.

da ragazzo avevo appreso, nei cortili delle scuole americane, la vergogna dell’essere sconfitti […] uno deve riuscir vincitore in America, non c’è niente da fare, non c’è altra via d’uscita, e bisogna imparare a combattere per niente, senza fare domande…

“Come mai non è sotto le armi?” “Non ho superato la visita psichiatrica” “Vorrà scherzare” “Grazie a dio, no” “Non ambisce a combattere?” “No” “Ci hanno attaccati a tradimento, a Pearl Harbour” “L’ho inteso dire” “Non ambisce a combattere contro Adolf Hitler?” “Veramente no. Lascio che altri lo facciano” “Lei è un vigliacco” “Sì, lo sono, e non è tanto per non ammazzare la gente, quanto che non sopporto la vita di caserma, dormire con un branco di uomini che russano, e poi essere svegliato da un cazzone che suona la tromba, e non mi va di indossare una ruvida camicia verde-oliva. Ho la pelle molto sensibile.”

Per poco che abbia, un uomo, s’accorge che potrebbe aver anche di meno.

“… cela una estrema sensibilità sotto una scorza di indifferenza…”

Chi ci crede alle cose a venire? […] Gli otto o dieci uomini e donne a bordo d’un astronave, la Nuova Arca, che vanno a trapiantare il seme dell’uomo su un altro pianeta?

Pazzia? Certo. Cosa non è pazzia? Non è pazzia la vita stessa? Siamo come giocattoli con la carica, tutti quanti noi… Qualche giro di chiavetta e, quando la molla si scarica, addio…

(Charles, Bukowski, Storie di ordinaria follia. Erezioni Eiaculazioni Esibizioni, Feltrinelli, 2014, pp. 9-10, 20, 29-30, 37, 187, 335)

Charles Bukowski - Storie di ordinaria follia

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Jack London – Il richiamo della foresta

non era un cane da casa

lottava come due diavoli

anch’egli ululò e il branco gli si strinse intorno

E’ la storia di Buck, un cane che viveva agiatamente in una villa californiana; catapultato in Alaska, è costretto a diventare un cane da slitta, e una volta libero dai vincoli che lo legavano all’uomo, torna a vivere insieme ai suoi antenati, i lupi.

Un viaggio dall’inconsapevolezza alla piena riscoperta del proprio essere. La regressione di un cane alla vita selvaggia è allo stesso tempo un processo evolutivo che ripone l’animale, ammaestrato e ammansito, in comunione con la natura e le sue leggi.

Gli uomini, suoi padroni, poi schiavisti, infine compagni leali di vita, perderanno il ruolo di guida; Buck riprenderà possesso del suo destino e infine troverà la sua strada, non per questo dimenticando il passato.

 Il concetto più interessante è la visione di London della natura. La sopravvivenza non è per nulla automatica, estremamente difficile in un ambiente ostile. L’ambiente antropizzato e pacifico del sud differisce totalmente dal selvaggio nord; più volte London sottolinea come le leggi del sud non siano applicabili al nord, dove la forza bruta prevale, ma anche i sentimenti non per forza violenti possono trovare spazio, e romanticamente London sa dar spazio anche allo smoderato amore che può instaurarsi tra cane e padrone (e che Buck non aveva conosciuto nella casa in cui era vissuto prima di finire al nord).

Andy Richards - White Pass, Near the Top
Andy Richards – White Pass, Near the Top http://lightcentric.files.wordpress.com/2010/06/white-pass-railroad-skagway-alaska-052620100385.jpg

“Il richiamo della foresta” evoca sentimenti forti, possiamo provare a descriverli, ma è come voler sperimentare una reazione chimica senza osservarla in laboratorio. Quindi leggiamolo, per sperimentare l’amore e altresì quel vortice di rabbia disperata che è l’istinto di vendetta (Maurizio Ascari).

Ho trovato molto interessante l’analisi di Ascari, che potete trovare nell’edizione che ho letto io (Marsilio). Credo che, aldilà del pensiero personale di London, “il richiamo della foresta” sia importante per riflettere sull’uomo e il suo rapporto con la natura, visto che ci dimentichiamo troppo spesso di esserne parte integrante. Un appunto, non vorrei si cadesse nell’errore opposto, cioè quello di abbracciare il determinismo biologico tanto fortemente da annullare quel bel principio, l’umanità, che ci ha permesso di costruire delle società in cui val la pena di vivere.

Albert Bierstadt - Call of the Wild
Albert Bierstadt – Call of the Wild http://uploads3.wikiart.org/images/albert-bierstadt/call-of-the-wild.jpg

Buck era inesorabile. La misericordia era qualcosa di riservato ai climi più miti. Si apprestò all’assalto finale.

Buck non conosceva gioia più grande di quel rozzo abbraccio e delle ingiurie che udiva mormorare, e ogni volta che veniva scosso avanti e indietro sembrava che il cuore gli uscisse dal petto, tanto era in estasi.

Da allora in poi, notte e giorno, Buck non abbondonò più la preda […] né concesse all’alce ferito l’opportunità di estinguere la sua sete ardente […] l’alce prese a fermarsi per lunghi periodi, col naso a terra e le orecchie tristemente afflosciate […] al termine del quarto giorno, abbatté il grande alce.

(Jack, London, Il richiamo della foresta, Marsilio, 2003, pp. 68 – 94 – 117,118)

Jack London - Il richiamo della foresta

 

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Jack London – Martin Eden

Jack London riesce a trasmetterci le emozioni di chi vive le proprie passioni fino in fondo. Scrivere può quindi essere un’esperienza border line, un annientamento auto inflitto che ti costringe a rinunciare a tutto, a vivere soli, con l’eccezione della compagnia dei propri scritti. Martin Eden riuscirà a risollevarsi perché, per realizzare il suo sogno, anche quando le energie sembrano mancare del tutto, troverà forze inaspettate e infine raggiungerà la notorietà, l’agognato successo… scoprendo amaramente che nemmeno il grande traguardo  è il lieto fine che ci si aspetta dopo aver sofferto tanto.

Un racconto intenso, dove la passione del protagonista ti travolge. Difficile non tifare per Martin, e ancor più difficile dimenticare questo breve romanzo che ci svela molto del suo autore.

[…] gli venne in mente che la differenza fra tutti quegli avvocati, ufficiali, uomini d’affari e cassieri di banca di sua conoscenzaa e i membri della classe operaia che aveva conosciuto prima, consisteva nel cibo che mangiavano, nei panni che vestivano, nei quartieri in cui vivevano. Era certo che in tutti loro mancava quel non so che che egli trovava in se stesso e nei libri.

(London, Jack, Martin Eden, BUR, 2010, p. 246)

Jack London - Martin Eden

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Philip K. Dick – Tempo fuor di sesto

Ragle Gumm, il protagonista, è una persona tranquilla, che vive in una cittadina tranquilla, di un paese tranquillo. E quindi non ci sarebbe nulla d’interessante da raccontare se un fortuito ritrovamento non facesse emergere in Ragle i primi dubbi su chi lo circonda, sulla sua spensierata cittadina, e su ciò che gli sembra normale; e queste paranoie lui vorrebbe anche superarle, assecondarle convincendosi che sta solo farneticando; ma ogni giorno ha sempre più elementi per dubitare, e la curiosità lo costringerà a sconvolgere la sua vita, perché capire diventa imprescindibile. E scoprirà che tutto, proprio tutto, non è come sembra.

Mi hanno quasi fregato. Ma si sono traditi. […] Ragle si fermò nel corridoio, in ascolto. In lontananza udì il suono della voce della signora […] Si sta mettendo in contatto con loro. Li sta chiamando […]

(Dick, Philip K., Tempo fuor di sesto, Fanucci Editore, 2012, p. 148)

 

Philip K. Dick - Tempo fuor di sesto

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