Io credo che sia bene
che cose tanto singolari
non restino sotterrate nella fossa dell’oblio
Lazaro è costretto a raccontare a una imprecisata Vostra Signoria la sua vita. L’autore lascia che sia lo stesso Lazaro a parlare; ci troviamo così a leggere la dettagliata relazione delle vicende che hanno caratterizzato la sua esistenza. Si tratta della storia di un povero emarginato che fa di tutto per sopravvivere, adattandosi alla società che tende a emarginare figure come la sua; imparerà in fretta come gira il mondo, adattandosi ad esso come meglio può. Lo sfortunato protagonista si troverà spesso obbligato al furto e alla menzogna, a ingegnarsi per ottenere quel poco che gli basti a frenare la fame.
Un racconto molto divertente, non è certo facile sopravvivere se si è ancora bambini e l’unica figura di riferimento è un cieco vagabondo che ti porta con sé al solo scopo di sfruttarti. Purtroppo, non basterà liberarsi del cieco per porre fine alla miseria; infatti, non lo aiuterà molto diventare il servo di tanti altri strani personaggi che affollano lo strampalato mondo di Lazaro. Ma di una cosa ci renderemo conto, Lazaro non si lascerà mai abbattere dalle avversità, e dopo tanti anni di sofferenze e ristrettezze, finalmente, riuscirà a realizzare il suo sogno.
La vita di questo ragazzo non è propriamente costruttiva, ipocritamente è giusto nascondere l’esistenza, vera o inventata, di un giovane così. Ecco perché la diffusione dell’opera è stata ostacolata dall’Inquisizione, e forse per questo motivo l’autore non ha voluto far conoscere la sua identità.
Consiglio la lettura dell’introduzione, il “Lazarillo de Tormes” è un’opera molto importante, innovativa e complessa. Mi spiego meglio, possiamo divertirci leggendola senza tanto filosofeggiare, infatti, offre molte scene esilaranti e comiche; e già così è un libro che val la pena di leggere. Se facciamo attenzione, però, ci renderemo conto dell’abilità dell’autore che non ha scritto una semplice commedia divertente; il racconto esprime con grande ironia la denuncia di un mondo in cui i detentori del potere non sono per niente migliori di chi, come il protagonista, lotta “eroicamente” ogni giorno per sopravvivere alla fame. Si tratta di un libro sempre attuale, che fa riflettere sui diritti negati a chi non ha l’opportunità di vivere dignitosamente per colpa di un sistema escludente.
Sta diventando un’abitudine quella di indicare le trasposizioni cinematografiche delle opere che descrivo; spero di non spingere alcuni di voi a guardare i film anziché leggere i romanzi (se usate questa scorciatoia, peggio per voi!). Vi induco in tentazione, siate forti; ecco due esempi:
“I picari” di Mario Monicelli (1987)
Questo film non è la trasposizione dell’opera, anzi se ne distacca molto, ma val la pena di vederlo.
“Le avventure e gli amori di Lazaro De Tormes” di Fernando Fernán Gómez, José Luis García Sánchez (2001)
Il film è in linea con il testo originale, anche se molti particolari non corrispondono.
Uscimmo da Salamanca e arrivati al ponte, proprio all’imboccatura, dove c’è un animale di pietra che ha quasi forma di un toro, il cieco mi ordinò di accostarmi all’animale, e quando fui lì mi disse: “Lazaro, avvicina l’orecchio al toro e ci sentirai dentro un gran rumore”. Io ingenuamente avvicinai l’orecchio, credendo che le cose stessero davvero così. Quello, appena si accorse che avevo la testa contro la pietra, mi diede un colpo secco con la mano e mi fece dare una gran capata contro quell’accidenti di toro, che più di tre giorni mi durò il dolore della cornata. E mi disse: “Sciocco, impara: il ragazzo di un cieco deve saperne una più del diavolo”. E si divertì molto dello scherzo.
(Anonimo, Lazarillo de Tormes, Feltrinelli, 2009, p. 34)