Giovanni Drogo è un militare di stanza al confine del paese, dove il tempo scorre in maniera diversa da ogni altro luogo. Unica attività: avvistare i segni di movimento nemico all’orizzonte.
Ma gli anni passano ed é il tempo, che scorre inesorabile, a diventare il vero nemico; e ognuno di noi, non solo Giovanni, deve affrontarlo: questo il messaggio. Vivere in attesa fa perdere il senso di ogni altra cosa: quando, durante una guardia, non accade nulla… pensi… e desideri ardentemente che qualcosa succeda, inizi a sperare che il nemico si mostri; del resto sei lì, addestrato e pronto ad affrontarlo.
Leggere Il deserto dei Tartari è stato molto interessante, anche se potrebbe risultar difficile per via di questo clima grigio e triste che pervade ogni cosa; ammetto che potrebbe assalirvi l’impulso di riporlo in libreria, ma dovete resistere! Non cadete in tentazione, la resa vi priverebbe di vivere un’esperienza molto arricchente. E’ già passato qualche anno da quando l’ho letto, ma ne ho ancora un buon ricordo, spero sarà così anche per voi.
[…] crediamo che attorno ci siano creature simili a noi e invece non c’é che gelo, pietre che parlano una lingua straniera, stiamo per salutare l’amico ma il braccio ricade inerte, il sorriso si spegne, perché ci accorgiamo di essere completamente soli.
Quassù è un po’ come in esilio, bisogna pure trovare una specie di sfogo, bisogna ben sperare in qualche cosa.
(Buzzati, Dino, Il deserto dei Tartari, Mondadori, 2011, pp. 65-66, 148)