La biblioteca è testimonianza
della verità
e dell’errore.
Gridai
poi sprofondai in un buio infinito
Un manoscritto, una traduzione miracolosamente ritrovata, un mistero sconvolgente caduto nell’oblio e finalmente tornato alla luce. Eco ci rapisce, raccontandoci gli eventi riportati da Adso da Melk, l’autore del manoscritto perduto; la precisione con cui è stato scelto ogni particolare e lo stile sono impeccabili, tanto da rendere perfettamente realistico questo romanzo.
Lessi “Il nome della rosa” molti anni fa, lo considero tra i migliori libri mai letti. Già da un anno il libro stava nel luogo in cui ripongo quelli che vorrei descrivervi; finalmente, alle tante parole spese a suo riguardo, aggiungo le mie.
In questo libro accompagnerete un investigatore di mirabile acume nel percorso verso la verità; la lettura permetterà di conoscere più a fondo un’epoca lontana; tra le altre cose, avrete anche l’occasione di rispolverare qualche nozione di erboristeria e, soprattutto, rifletterete su bene e male e come sia difficile amministrare la giustizia; il testo vi offrirà l’opportunità di arricchire il vostro lessico e scoprire la finezza dell’autore nell’uso delle parole.
Sinceramente, non credo d’essere portatore di nuove idee o interpretazioni innovative, spero soltanto di far comprendere quanto bello sia stato leggerlo; si tratta di un buon investimento che vi arricchirà certamente.
Esiste una versione cinematografica de Il nome della rosa: il film omonimo di Jean-Jacques Annaud, del 1986. Come il solito, invito a leggere il libro e, eventualmente, poi guardare il film; in questo caso, si tratta di un’ottima trasposizione cinematografica, anche se, inevitabilmente, non riesce a raggiungere la profondità del testo originario.
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progetto abbinamenti
quando: una settimana nevosa
dove: lontano dai rumori della città
piatto: latte, miele e grappoli d’uva
vino: Rossese di Dolceacqua
drink: Angel Face
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Giunto al finire della mia vita di peccatore […] mi accingo a lasciare su questo vello testimonianza degli eventi mirabili e tremendi a cui in gioventù mi accadde di assistere.
“La biblioteca è testimonianza della verità e dell’errore, ” disse allora una voce alle nostre spalle. Era Jorge. Ancora una volta mi stupii […] per il modo inopinato in cui quel vecchio appariva d’improvviso, come se noi non vedessimo lui e lui vedesse noi. Mi chiesi anche cosa mai facesse un cieco nello scriptorium […]
Non mi rendevo più conto di dove fossi, e dove fosse la terra e dove il cielo. [...] Gridai, credo […] poi sprofondai in un buio infinito, che sembrava si aprisse sempre di più sotto di me e non seppi più nulla.
Lascio questa scrittura, non so per chi, non so più intorno a che cosa: stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus.
(Umberto, Eco, Il nome della rosa, Bompiani, 2005, pp. 19, 136, 178-179, 503)
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