Miguel de Unamuno – Nebbia

Possiamo decidere il nostro destino? O forse tutto è già stato scritto, e dobbiamo soltanto impegnarci al meglio interpretando la parte che ci è stata assegnata? E se da umili attori trovassimo il coraggio di imporre allo scrittore, il nostro creatore, di cambiare la nostra parte? E’ una pretesa impossibile? Che cosa accadrebbe, se uno scrittore si trovasse alla mercé dei suoi personaggi? Infine, vi chiederete se dio è uno scrittore, o se alcuni scrittori si credono d’essere degli dei.

In Nebbia si parla di questo. I temi trattati sono serissimi, anche se i personaggi grotteschi che incontrerete vi faranno certamente ridere. Infatti, proprio questa è l’intenzione di Unamuno: dar vita ad una tragicommedia dove i personaggi interagiscono con l’autore che li ha creati.

Consiglio di leggere la parte introduttiva, per meglio capire le intenzioni dell’autore, che vuole inaugurare qualcosa di nuovo… che va oltre il romanzo, racconto o come normalmente intendiamo la narrativa. Infatti, lo stesso Unamuno propone il nome “nivola” per definire questo testo, allontanandosi dal canonico novela, parola che definisce i romanzi in spagnolo. Prove di scrittura ai limiti della normalità.

“Sí, señor mío, yo soy anarquista, anarquista místico, pero en teoría, entiéndase bien, en teoría. No tema usted, amigo – y al decir esto le puso amablemente la mano sobre la rodilla -, no echo bombas”. (Si, signore, sono anarchico, anarchico mistico, ma in teoria, beninteso, in teoria. Non temi, amico – e al dire questo gli mise amabilmente la mano sul ginocchio -, non tiro bombe.)

(De Unamuno, Miguel, Niebla, Ediciones Cátedra, 2009, p. 137)

Miguel de Unamuno - Nebbia

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